La voce del padrone
Cosa stai dicendo?
Mi riferisco a parole come, ad esempio, padrone.
Questa è una di quelle che mi colpiscono di più: perché porta inevitabilmente con sé il suo corrispettivo, “servo”, o “schiavo”… E mi fa riflettere, su quale sia la nostra visione intima, profonda, quella che emerge dalle parole che usiamo, del cane.
Se parlo di me come padrona di un cane, questo rivela il mio vedere la relazione con lui in una chiara distinzione di ruoli, dove io sono colei che decide e ha potere, e lui quello che esegue e non ha alcun potere, o diritto.
Troppo spesso mi sembra di trovare, nelle nostre parole e nelle nostre abitudini, l’idea che la relazione con il cane sia sempre e solo una relazione di potere, e nel più grave dei casi, una “lotta” per il potere.
Ma con il tempo, nella mia relazione con Febo, ho sviluppato la voglia di mettere in gioco, di sovvertire, o comunque di liberarmi della visione strettamente e unicamente gerarchica del mio rapporto con lui. E ho scoperto tanti altri aspetti, tanti altri modi e tempi per stare insieme, e una sintonia affettiva che ormai non ha veramente più nulla con l’essere “padrona” di Febo. Né con il mio esserne schiava ( perché non è forse quello di cui ci si sente accusati, quando non si tratta il cane con “la voce del padrone”? )
E allora, con amici e clienti, provo a suggerire una riflessione che parta dalle parole che usiamo, per arrivare sotto di esse, alla visione che rivelano. La consapevolezza di essa può portare al cambiamento, se voluto e sentito.
Marta Bottali