Osservare per conoscere
Una gita al fiume con i miei cani
Giornata torrida, parcheggio l’auto e cammino con i cani un po’ lungo la riva per raggiungere il punto dove fermarci. Lasciato lo zainetto a terra in un posto effettivamente di passaggio per l’accesso al fiume, mi avvio camminando sulla riva e i cani, come di consueto, si buttano in acqua cominciando a far festa tra anatre, pesciolini e canne d’acqua. Il caldo è tanto, mi viene voglia di mettere i piedi in acqua; allora mi levo la canotta e gli occhiali e li appoggio su un masso ad una certa distanza da dove ho lasciato poco prima lo zaino.
A questo punto, camminando con l’acqua fino alle caviglie, ritorno più vicino allo zaino imponendomi di ricordare di aver lasciato gli occhiali e la canotta più lontani. Mi dico che devo tenerli sott’occhio, non si sa mai; il fiume è un posto tranquillo, soprattutto in certe ore torride della giornata, ma è sempre meglio fare attenzione.
Ilanit, a quel tempo giovane Beauceron di 18 mesi, esce dall’acqua e torna verso il punto dove ho lasciato canotta e occhiali. Ci gira intorno. Li annusa anche, per un attimo.
Non ci do tanta importanza li per li, ma inizio a sospettare che sia un po’ in ansia per il fatto che le nostre cose siano troppo sparse e perchè abbiamo lasciato indietro, troppo lontano, alcuni oggetti.
Torno a pensare al fiume, mi siedo in acqua e mi rilasso, i cani giocano.
Ah relax!
Cerco sempre di tenere a vista i miei cani anche quando mi rilasso, e infatti dopo qualche istante noto che Ilanit torna indietro, dove ho lasciato le nostre cose, prende la canotta in bocca afferrandola con la punta della bocca e fa per avviarsi a nuoto verso di me.
Ho come un attimo di vuoto mentale (…cosa sta facendo?!) e poi realizzo: vuole riportare le nostre cose vicino a noi perché è preoccupata!
Sul momento sono sbigottita (non è sua abitudine prendere le mie cose in bocca) poi decido di seguire la scena e dirle che è bellissimo quello che sta facendo per noi e che ha ragione, non avrei dovuto lasciare tutto così sparso in giro.
Le vado incontro, ma dalla canotta che aveva in bocca le cascano gli occhiali, che erano rinvoltati tra le pieghe della stoffa, e allora lei si blocca, li guarda, lascia la canotta: piccolo momento di panico per lei (sembra chiedersi: “ora come faccio a portarli via tutti e due insieme?”) poi decide che gli occhiali sono più importanti della canotta (mi sembra giusto!) e prende quelli, delicatamente, con la punta della bocca, avviandosi (questa volta via terra) verso di me e guardandomi mentre cammina. Sembra davvero esclamare: «Mamma hai dimenticato questi, dobbiamo tenerli vicini, qui non sono al sicuro, te li porto».
Mi strappa un sorriso di incredulo stupore, orgoglio e tante gradite coccole al suo ritorno verso di me.
Avrò interpretato bene quel comportamento?
Chi lo sa, solo quel grosso cane nero potrebbe confermarcelo. Resta il fatto che quel giorno ho pensato che i cani non finiranno mai di stupirmi, mi sono chiesta come sarebbe la loro vita senza la libertà dal guinzaglio e dal mio naturale e umano desiderio controllo, cosa sarebbe successo se avessi sgridato il mio cane per aver preso gli occhiali in bocca e averli fatti cadere. Ho pensato che per qualcuno l’evento che ho appena raccontato sarà niente di importante, ho pensato a quella cinofilia che si preoccupa solo della perdita di controllo sul cane (“non accarezzare il cane che ha paura o potresti rinforzarla”, “non salutarlo quando rientri in casa”, “se prende oggetti in bocca devi dirgli un secco No!”) a quella che pensa solo al comportamento senza chiedersi cosa lo scatena (“il cane mi salta addosso, come si fa a farlo smettere?”) e ho pensato a quanti meravigliosi “pezzi” ci perdiamo inibendo il cane verso qualsiasi iniziativa, continuando a non dargli fiducia, a non avere curiosità e desiderio di esplorarlo ogni giorno nelle sue libere iniziative, a quanti me ne perdo io ogni volta che non ho tempo o voglia di fermarmi ad osservare.
Amo questo mestiere e, con immenso piacere, cerco di lavorare per far scoprire al mondo quello che davvero sono, per me, i cani.
Noemi Pattuelli