Chi tira di più?

Essere legati

Il rapporto che il cane instaura con il guinzaglio è uno dei più complessi: non dimentichiamoci che mettere il guinzaglio al cane, in fin dei conti, vuole dire legarlo. Togliergli la libertà, limitare i suoi movimenti e condizionare il suo percorso, facendolo venire con noi più o meno forzatamente.
Ma mettere il guinzaglio al cane è anche metterlo a noi stessi: dall’altro lato della corda che condiziona i movimenti del cane ci siamo noi! E da questa reciproco legame, da questa vicinanza “coatta” possono nascere grandi conflitti, grande confusione e grande stress per entrambi.

Un esempio? Si fa a chi tira di più, si determina un ring, dove vince la forza fisica. Se il cane pesa più di chi lo conduce, userà il suo peso per modificarne i movimenti, le direzioni e le velocità a suo gradimento, strattonando; oppure userà il suo peso per cercare di fuggire a quel contesto fastidioso e stressante, tirando. Se invece il cane è di piccola taglia, pesa poco ed è quindi facilmente spostabile allora è il conduttore, il proprietario, che se lo porta appresso come fosse un trolley, incurante dello stato emotivo di chi è costretto a seguirlo.

Quando vedo queste situazioni, quando incontro cani che tirano il guinzaglio, o proprietari che mettono in tensione il guinzaglio, o quei binomi dove ancora la cosa non è chiara, dove “chi tira di più” è ancora tutto da vedere, e dove quindi il conflitto si ripresenta ad ogni passeggiata, mi sento vicina ad entrambi i lati.

Perché so cosa vuole dire avere un cane pesante, che pesa più di me e che sa consapevolmente usare tutto il suo peso e la sua forza per raggiungere i suoi obiettivi. Mi sono scornata tanto sulla relazione al guinzaglio con Febo, ho proceduto per prove ed errori fino a che non ho raggiunto un equilibrio. Questo equilibrio, la possibilità di passeggiare insieme, parlandosi e comunicandoci le nostre reciproche intenzioni, senza bisogno di tirare il guinzaglio, di usare la forza, di imporre all’altro la nostra volontà, è stato un grande risultato per me, per noi. Ed è stato raggiungibile solo attraverso un percorso di relazione e di comunicazione che poco aveva a che fare con l’oggetto “guinzaglio”.

Quello che vedo quotidianamente nel mio lavoro, con Febo, con altri cani, è che non è l’esercizio, o perlomeno non solo quello, che cambia il comportamento del cane, ma è lo stato emotivo del binomio, le competenze del cane nell’affrontare il mondo, sono le ricchezze di relazione e comunicazione con il proprietario che fanno davvero la differenza. E che modificano il comportamento del cane, anche nella passeggiata al guinzaglio.

Un primo passo è pensare, ogni volta che si mette il guinzaglio al cane, al doppio significato della parola “legame”, è un limite, ma dentro al quale siamo in due. E solo in sintonia possiamo andare da qualche parte, come fosse una canoa: c’è chi guida, ma la direzione deve essere condivisa, altrimenti è solo una gran fatica!

Marta Bottali